Alberi monumentali

Gli alberi più belli dell’Appennino bolognese sono alberi monumentali: castagni, cipressi, vite, ulivi, ippocastani, aceri.

Ogni frazione / borgo del nostro Appennino è ricco di alberi centenari e millenari!!

  • BADI (CASTEL DI CASIO-CAMUGNANO)
    • OSTERIA DEL BURGON (IL SECONDO PIU ANTICO D’ITALIA)
      • Il castagno si trova a Badi ma è ancora nel comune di Camugnano, ha un’età superiore agli 800 anni e la circonferenza del tronco è di 8.60 m, quest’ultimo risulta completamente cavo e all’interno lungo le pareti è stata costruita una panchina che può ospitare fino a 7 persone adulte, all’esterno è stata affissa l’insegna che ne riporta il nome “Osteria del Bugeon”.
  • SCOLA DI VIMIGNANO (GRIZZANA MORANDI)
    • CIPRESSO DELLA SCOLA (IL PIU ANTICO D’ITALIA)
      • Alto circa 20 metri, 5 di diametro con i suoi 700 anni è il più antico d’Italia. Albero di rara bellezza naturale. Cresciuto in una borgata del XIII Sec. che, per storia e bellezza, è tra le più importanti dell’Appennino Bolognese.
  • PRATI DI MUGNANO (PIANORO)
    • VITE DEL FANTINI (LA VITE PIU ANTICA D’ITALIA)
      • Durante una perlustrazione sulle colline intorno a Pianoro, Luigi Fantini, famoso archeologo e speleologo, trova, nel podere Terzanello di sotto, un raro esemplare di vite, scampata probabilmente alla devastante Phyllossera vastatrix, l’epidemia di filossera che alla fine dell’800 fece scomparire buona parte dei vigneti europei.
        La pianta, con un tronco di circa 120 cm di circonferenza e tralci di oltre 10 metri, si presenta accoppiata a un olmo centenario. I contadini più anziani la chiamano “il vitone del Seicento” e sostengono si tratti del famoso “nigartein” (negrettino), una varietà d’uva nera coltivata fino all’inizio del secolo e poi sparita.
        La vite sarà ritrovata nel 2002 in stato di abbandono da Stefano Galli, un giovane volontario della Lipu, che si prodigherà per la sua sopravvivenza, interessando i proprietari del vicino podere Riosto. Nel 2004 saranno fatti 30 innesti in campo, dai quali si otterranno 30 chili d’uva e circa 35 litri di vino, poi battezzato Sogno di Riosto.
        Dopo numerose ricerche si stabilirà che la “centenaria del Fantini” non appartiene a nessuno dei vitigni iscritti al Registro nazionale delle viti, ma che si tratta di una varietà autonoma.
  • MONTE SAN GIOVANNI (MONTE SAN PIETRO)
    • ULIVI SECOLARI DI MONTE SAN GIOVANNI
      • La presenza di olivi in collina si spingeva molto a ridosso della città (sicuramente alcune piante isolate venivano coltivate anche negli orti cittadini ben esposti al riparo di alti muri)
  • MONTOVOLO (GRIZZANA MORANDI)
    • CASTAGNI MILLENARI DI MONTOVOLO
      • Sette piante monumentali plurisecolari sono state recuperate all’interno del Frutteto di castagni di Montovolo, Grizzana Morandi, patrimonio storico dell’Appennino bolognese.
        Gli alberi verranno ora inseriti nel censimento della Regione e nei percorsi per la loro tutela.
        L’intervento è stato possibile grazie all’Associazione AFI (Associazione Forestale Italiana), e il gruppo di ricerca e volontariato Arca Appennino Bolognese.
  • GUIGLIA (MODENA)
    • IPPOCASTANO SOFIA (IL PIU ANTICO D’ITALIA)
      • Per trovare l’ippocastano Sofia, basta seguire la strada provinciale 623, e lungo il tragitto lo ritroverete in tutta la sua maestosità alla vostra destra.
        Alto circa come un edificio di 3 piani e con un apertura di circa 70 metri, Sofia è categorizzato da uno degli alberi più belli sul territorio, ma è soprattutto grazie alla sua bellezza e armonia delle sue linee a farla oggetto di ammirazione da parte di numerosi turisti.
        Proprio per l’ampiezza e il riparo l’albero venne utilizzato, nel corso della seconda guerra mondiale, da un reparto tedesco dell’Afrika Korps in ritirata, prima come deposito di munizioni e successivamente come scuola all’aperto per radiotelegrafisti.
  • MONTE SOLE (MARZABOTTO)
    • PINO SILVESTRE DI MONTE SOLE
      • Pino silvestre (nucleo autoctono che costituisce la propaggine più meridionale dell’areale di distribuzione della specie in Europa). Il sito è incluso quasi totalmente nel Parco Storico Regionale di Monte Sole e sul lato Nord-Est è prossimo al SIC/ZPS IT4050012 “Contrafforte Pliocenico” e sul lato Ovest al SIC IT4050014 “Monte Radicchio, Rupe di Calvenzano”.
  • GRIZZANA MORANDI
    • QUERCIA DI CAPOSSENA
      • Quercia di Capossena, Grizzana Morandi
        Una Roverella di 20 metri di altezza per 4,10 mt. di diametro, presente nel comune di Grizzana Morandi.
        Una delle querce più antiche in Appennino è visibile, recintata curata conta di un facile accesso
  • LIZZANO IN BELVEDERE
    • L’ACERO DELLA BEATA VERGINE
      • Acero della Beata Vergine di Madonna dell’ Acero Lizzano in Belvedere
        Sicuramente l’acero più grande ed antico dell’Appennino, nato poco prima dell’ aparizione mariana, conta un’altezza di Altezza 15 m con 4,80 mt. di diametro.
  • CAMPEGGIO (MONGHIDORO)
    • CASTAGNO LA MARTINA
      • Castagno Campeggio La Martina, Monghidoro
        Bellissimo esemplare di Castagno pluricentenario, alto circa 15 metri per 4,00 di circonferenza, si trova nell’omonima borgata nei dintorni di Monghidoro ove viene curata e tutelata.
  • TOLE (VERGATO)
    • CASTAGNO DI TOLE
      • Castagno di Tolè, Castel di Casio
        Questo castagno è probabilmente tra i più grandi, insieme a quelli di Montovolo presenti sul territorio Bolognese, alto 10 m per 9 di circonferenza è un perfetto esemplio di pianta monumentale.
  • BARAGAZZA (CASTIGLIONE DEI PEPOLI)
    • ROVERELLA DI BARAGAZZA
      • Roverella di Baragazza, Castiglione dei Pepoli
        Considerando la crescita molto lenta delle querce, questa è tra le più antiche del territorio Bolognese, alta 24 metri, con un diametro di 5,20 mt. “Enorme” è un perfetto esempio di albero monumentale.
  • PIANACCIO (LIZZANO IN BELVEDERE)
    • CASTAGNO DEI PIANACCI
      • Il Castagno pluricentenario dei Pianacci, Lizzano in Belvedere
        Otre a vedere che e un castagno di proporzioni gigantesche, non ho alcun dato, visto che e in un giardino privato e poco conosciuto, stimiamo il sua circonferenza, (da un metro e mezzo di altezza dal suolo) di circa 8 metri, con questa grandezza stimiamo anche l’ era che potrebbe andare dai 700 anni a oltre, ma non ci sono dati certi, la pianta e tenuta benissimo, sena e curata come si deve.
  • ZOCCA (MODENA)
    • CASTAGNO DI MONTOMBRARO
      • Accompagnato da un cartello che ne certifica la monumentalita e sul quale c e scritto: Alberi monumentali -Castagno secolare (Castanea sativa) – Altezza:mt 13 – Diametro: cm 254 (a mt 1,20 dal suolo) – Circonferenza alla base: circa mt 15,00.
        Da molti abitanti del luogo e non solo, si ritiene che l’eta di questo castagno sia almeno di 600 anni. Le notizie storiche ci riferiscono che tutto il castagneto circostante fu impiantato nel 1400. Esperti in materia hanno stimato che possa avere un’eta maggiore, addirittura 1000 anni; sarebbe quindi stato piantato al tempo di Matilde di Canossa, e questo renderebbe verosimile la leggenda sopra accennata.
        Prima della guerra la chioma dell’albero era alta e rigogliosa, poi durante la guerra le bombe cadute nei pressi danneggiarono alcuni rami e ridussero la chioma. E non fu l’unico danno, poiche¨ le prime orde di turisti causarono spesso danni ai rami e alla corteccia del vetusto.
        Nel 1980 ci si mise anche un’abbondante nevicata a tormentare il castagno che vide bruciate le sue foglie dal freddo e dal gelo. Infine, nel 1984, il proprietario decise di recintarlo per evitare il continuo degrado causato dai visitatori a contatto diretto con la pianta. Purtroppo la recinzione gli toglie gran parte del fascino anche se lo protegge da quanti avrebbero scarso rispetto per questo monumento della natura
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  • PORRANCETO (CAMUGNANO)
    • A proposito di castagneti, non si può non citare il Bosco del Poranceto . I pluricentenari nonni del bosco hanno fino a 10 metri di circonferenza e sono stati artisticamente forgiati dal trascorrere degli anni. E proprio qui spunta il Museo, ospitato negli spazi recuperati di vecchi edifici rurali (come stalla e fienile) e dove vengono spiegate le differenze tra i tipi di boschi del territorio ed il loro legame con la storia dell’uomo.
  • GRANAGLIONE
    • PARCO DIDATTICO DEL CASTAGNETO DI GRANGLIONE
      • A Granaglione, nel comune di Alto Reno Terme , è nato un parco di dieci ettari, sperimentale e didattico, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio e dell’Accademia dell’Agricoltura. Questo parco, attraverso la creazione di un efficiente polo per la tutela della biodiversità, ti invita alla scoperta della storia del castagno e delle varie forme di recupero.
  • TOLE (VERGATO)
    • CASTAGNETO PLUISECOLARE
      • Il bosco matildico di castagni di 800 -900 anni del complesso Torre di Tole’ di Vergato. Situata sul medio Appennino, per l’aria salubre e per un antico castagneto, Un luogo magico la cui storia si perde nei secoli e attira ogni anno migliaia di turisti.
        La tradizione del castagno, in questa zona, è fatto risalire ai tempi di Matilde di Canossa, per fornire cibo calorico (e facilmente conservabile) alle popolazioni locali.

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