Archibugi bolognesi di Acquafresca

I FUCILI PIU BELLI DEL MONDO SONO A BARGI

Un incredibile e meravigliosa scoperta è stata fatta quest’anno dall’associazione ABC Appenino Bene Culturale di Lagaro, dalla pro loco di Lagaro, dagli Alpini del gruppo val Setta, e dal gruppo di ricerca e volontariato A.R.C.A. di Lagaro.

Nell’approfondire e ricercare foto e documenti degli archibugi bolognesi sparsi nei musei del mondo, si sono accorti dell’enorme fama, importanza e stima che gli armaioli dell’appennino bolognese, Acquafresca di Bargi, Negroni di Brento, Ghini di Loiano e i Pozzi dei Sabbioni di Monghidoro, avevano in tutto il mondo.

Una fama dovuta per il loro modo di costruire archibugi, esaltati artisticamente in ogni loro piccolo dettaglio, per la grande precisione e tecnica di costruzione evoluta dei loro artefatti rispetto alle armi prodotte dai loro concorrenti italiani ed esteri, battendo sicuramente tutti sul tempo nella costruzione del primo archibugio a retrocarica a ripetizione al mondo, nel 1650 circa ad opera dell’armaiolo che più di tutti spicca nel settore, Matteo Acquafresca di Bargi, grande cesellatore ed incisore che ha portando importantissime innovazioni nel settore, e creato un modello di costruzione degli archibugi, cosi finemente decorati e curati con cesellature ed incisioni, chiamato in tutto il mondo “ modello tosco emiliano”, diventato così l’armaiolo più conteso dalle corti europee dell’ epoca.

Questi artefatti, di così splendida manifattura artigianale, anche se ora poco conosciuti ai più, entrano di tutto diritto nella nicchia degli oggetti italiani più belli ed importanti che tutto il mondo ci invidia e ci apprezza, al pari del veliero Amerigo Vespucci, delle auto emiliane Ferrari, Lamborghini e Bugatti o dei violini di Cremona di Stradivari, Guarnieri e Amati.

Gli archibugi dell’appennino bolognese sono l’identità culturale, artistica ed artigianale che più rappresenta e distingue il nostro territorio in tutto il mondo, un importantissimo patrimonio di conoscenze e competenze, ancora trasmesse da padre a figlio, da generazione a generazione, con l’ultimo discendente degli Acquafresca, Fabrizio, importantissimo cesellatore di diciassettesima generazione, di Firenze (MAESTROACQUAFRESCA), o dell’armiere Zanotti Renato di Bologna, discendente di Cassiano Zanotti, l’armieri dal 1625, con il nome più antico in Italia subito dopo a quello di Beretta.

Con tali caratteristiche, queste opere d’arte sono degne e possono di fatto entrare nel patrimonio immateriale dell’umanità.

I loro lavori hanno rivoluzionato il mondo delle armi. Vere e proprie opere d’arte, i loro archibugi e le loro produzioni sono conservate nei musei di tutto il mondo, dal Metropolitan di New York al Victoria and Albert Museum di Londra. Sono in pochi a sapere che la storia delle armi da fuoco passa inesorabilmente dall’Appennino bolognese. Le preziose armi e le produzioni artistiche sono conservate in importanti musei di tutto il mondo: a Londra, Parigi, al Metropolitan Museum di New York, a Washington, nei musei tedeschi, in Svizzera e ovviamente a Bologna e nei più importanti musei italiani, oltre che nelle segrete collezioni private

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